L'incendio alle Mura. Il commento dell'assessore Siciliano
“L’incendio di ieri nell’area archeologica delle Mura Timoleontee impone una riflessione seria e concreta sulla gestione del patrimonio storico di competenza regionale”. Lo ha detto il vice sindaco di Gela Simone Siciliano all’indomani del rogo divampato all’interno del sito storico di Caposoprano.
“Un doveroso ringraziamento va ai Vigili del Fuoco, ai volontari della Protezione Civile e al Settore Ambiente del Comune tramite il servizio di supporto con autobotti – ha continuato l’assessore Siciliano – che hanno lavorato per circa 2 ore e circoscritto i danni, tutelando le Mura Greche. Gli uffici mi hanno informato che, oltre alla vegetazione, è stata incenerita una copertura in ondulina plastificata a protezione di scavi risalenti a 20 anni fa, che giustifica il fumo nero visibile in tutta la città, mentre sono stati individuati tre diversi focolai d’origine nel perimetro interessato, di esclusiva competenza della Soprintendenza ai Beni Culturali. Un elemento che avvalora l’ipotesi del dolo, alla quale auspichiamo che il lavoro degli inquirenti possa dare una matrice, assicurando i responsabili alla giustizia”.
L’assessorato all’Ambiente, retto da Siciliano, alla vigilia della stagione estiva è intervenuto varie volte nel sito archeologico di Caposoprano: dalla manifestazione denominata “Sporchiamoci le mani, salviamo il nostro patrimonio archeologico”, promossa in collaborazione con il Club per l’Unesco e l’Interact Club, agli interventi di mitigazione di Tekra e Ghelas, ripetuti anche in vista della rappresentazione della tragedia “Dionysus”.
“Il Comune non può sostituirsi oltre che ai privati anche alla Regione – ha denunciato il vice sindaco -. Giorni fa abbiamo subìto sui mass media la vergogna di una città che si candida a diventare turistica ma vive irrisolta la contraddizione del sito di Caposoprano chiuso di domenica; oggi, senza l’interessamento non dovuto del Comune di Gela, ci saremmo potuti trovare ad archiviare definitivamente il problema, mandando in fumo quell’unicità storica di una fortificazione in mattoni crudi – ha concluso il componente della Giunta Messinese - che non abbiamo saputo custodire in eredità”.